IL CLOSTEBOL NEL CICLISMO: ANALISI TRA CONTAMINAZIONE E REGOLAMENTAZIONE

Il clostebol, steroide anabolizzante dalle proprietà cicatrizzanti, è un ospite frequente nei controlli antidoping del ciclismo italiano, spesso legato a positività che gli atleti dichiarano accidentali. Questo articolo ne valuta i benefici, la diffusione dal 2019 a oggi, le possibili fonti – incluso il contatto con un partner – e offre un confronto con il caso di Jannik Sinner nel tennis.

Benefici nel ciclismo

Classificato dalla WADA come anabolizzante, il clostebol promuove la sintesi proteica, accelera il recupero muscolare e potenzia la resistenza, qualità preziose per i ciclisti. Tuttavia, le concentrazioni rilevate nei casi recenti, come i 0,7 ng/ml di Stefano Agostini, sono giudicate troppo basse dagli esperti per offrire un reale vantaggio prestazionale. Più che un potenziatore, sembra emergere per il suo uso medico, ad esempio in pomate come Trofodermin.

Diffusione negli ultimi 5 anni

Dal 2019 al 2025, 13 casi di positività al clostebol sono stati registrati nel ciclismo italiano tra tesserati FCI, UISP, CSAIN e ACSI. Questo dato si inserisce nei 38 episodi totali rilevati in vari sport italiani nello stesso periodo, secondo indagini giornalistiche, favoriti dalla disponibilità di farmaci contenenti la sostanza in Italia.

Contaminazione da cadute o contatto personale

Gli atleti spesso attribuiscono la positività a pomate usate per trattare abrasioni da cadute, comuni nel ciclismo. Stefano Agostini, ad esempio, ha indicato una crema fornita dalla madre per un’infezione. Una teoria alternativa suggerisce il trasferimento cutaneo tramite contatto con un partner che usa il clostebol per motivi personali, come trattamenti intimi. Studi confermano che gli steroidi topici possono persistere sulla pelle e passare ad altri, come dimostrato dal caso Sinner (contaminazione da fisioterapista), anche se nel ciclismo mancano prove dirette.

Casi e sanzioni

Ecco i principali episodi dal 2019:

  1. Stefano Agostini (FCI, 2024): 15 mesi di squalifica (0,7 ng/ml, pomata).
  2. M.C. (minorenne, FCI, 2020): 1 anno, dopo iniziale assoluzione.
  3. Lorenzo Natali (UISP): Sospeso cautelarmente (data non specificata).
  4. Carmine Amendola (FCI): 1 anno (26/08/2024 – 25/08/2025).
  5. Danilo Di Vincenzo (FCI): 2 anni e 1 mese (09/07/2024 – 08/08/2026, con altre sostanze).
  6. Marco Larossa (FCI): 2 anni (Gran Fondo Val di Comino, 12/05/2019).
  7. Michele Luigi Rubeis (FCI): 2 anni (22/11/2022 – 21/11/2024).
  8. Giuseppe Giulio Malinconico (FCI): Sospeso cautelarmente.
  9. Pierpaolo Ficara (FCI): Sospeso cautelarmente (07/10/2021).
  10. Marco Cecchinato (FCI): Sospeso cautelarmente (con GW1516).
  11. Sergio Zaottini (CSAIN): Sospeso cautelarmente.
  12. Andrea Magnini (ACSI): Sospeso cautelarmente (Granfondo Mugello, 27/06/2021).
  13. Marco Provera (ACSI): Sospeso cautelarmente (Granfondo Fausto Coppi, 27/06/2021).

Confronto con il caso Sinner

Nel 2024, Jannik Sinner è risultato positivo al clostebol (tracce minime), ma è stato assolto dall’ITIA per contaminazione accidentale, ricevendo solo 3 mesi di squalifica WADA nel 2025, in un periodo senza tornei rilevanti. Nel ciclismo, le pene sono più severe (1-2 anni), con impatti significativi sulla carriera, nonostante livelli simili di sostanza. La differenza riflette il peso mediatico di Sinner e la storia del ciclismo, segnata da scandali che spingono a un approccio rigido.

Analisi

Con 13 casi in sei anni, il clostebol è un fenomeno strutturale nel ciclismo italiano, più che un’epidemia isolata. Prevalente tra amatori e semi-professionisti (es. granfondo), suggerisce una scarsa consapevolezza antidoping rispetto ai professionisti FCI. Le sanzioni variano: 1 anno per casi semplici, 2 anni o più con aggravanti (es. Di Vincenzo). La contaminazione da cadute è plausibile, ma il trasferimento da contatto personale, supportato da basse concentrazioni rilevate, resta un’ipotesi valida. Rispetto al tennis, il ciclismo applica una linea dura, penalizzando atleti con meno risorse difensive.

Conclusione

Il clostebol evidenzia lacune nella gestione antidoping del ciclismo italiano, legate alla disponibilità di farmaci da banco e alla politica di tolleranza zero della WADA. Per bilanciare equità e rigore, servono criteri chiari sulla contaminazione accidentale e una maggiore educazione, specie tra gli amatori, per evitare che un errore o un contatto casuale compromettano carriere. Uniformare le sanzioni tra sport potrebbe ridurre le disparità evidenti con casi come quello di Sinner.